Il nucleare, in effetti, accentra il potere di gestire l’energia su pochi soggetti. Una lobby che vorrebbe mettere le mani sui contributi in bolletta elettrica per finanziare impianti (già a rischio obsolescenza) che fra 15 anni produrranno energia e tante scorie nucleari. D’altro canto il consenso istituzionale serve alla lobby nucleare per mungere fondi pubblici, proprio quelli che nessuna impresa privata investirebbe in un’energia anti-economica e pericolosa come il nucleare (trasformata da energia fossile in rinnovabile per Decreto ministeriale).
La Regione, invece di prestarsi a queste promozioni commerciali, farebbe meglio a dichiararsi in merito al mega-capannone che Sogin spa vuole realizzare presso l’Itrec, che impostato in quel modo rischia di ospitare altri rifiuti di III o II categoria. L’Api (Alleanza per l’Italia) dimentica che siamo una regione agricola e non industriale. Invece di fare proseliti su un’industrializzazione miopie che si basa su fondi pubblici si faccia carico con il proprio assessore Wilma Mazzocco di valorizzare proprio quello che faticosamente gli agricoltori producono in Basilicata.
Proprio a Rotondella (Comune nucleare) gli agricoltori potrebbero raddoppiare il loro reddito sulle albicocche (pari a 30 milioni di euro/anno), se ci fossero politiche e iniziative per la trasformazione del prodotto in loco. Diversamente la politica preferisce fare i workshop con le imprese sui lavori del decommisioning e la costruzione del mega-capponecapannone all’Itrec che costerà ai contribuenti, in bolletta, 42 milioni di euro. Spesa non necessaria se i rifiuti di Elk River tornassero negli Stati Uniti.
In Basilicata, in questo periodo, le uniche “Api” degne della nostra attenzione e del nostro rispetto saranno quelle lanciate sul territorio e che monitoreranno la radioattività e i pesticidi nel programma di biomonitoraggio del territorio promosso da NoScorie e fatto proprio dal Comune di Rotondell.
da: http://www.ilbrigantelucano.com/lucania.asp?ar=7832