Enrico Tonti, il napolitano che fondò Detroit.

tonti.jpgLa presenza italiana in Canada e negli Stati Uniti è stata sin dalle origini decisiva per la penetrazione europea nell’entroterra nordamericano. è ciò che dimostra nel suo libro Pietro Vitelli: Enrico Tonti è un saggio storico, la biografia di un personaggio storico fondamentale per i primi insediamenti europei nel Nordamerica.


Enrico Tonti nacque tra 1647 e il 1650 a Gaeta, in provincia di Latina, dove il padre era governatore. Una coincidenza o forse no, la comune origine con il primo esploratore del Nordamerica, Giovanni Caboto, che nacque a Gaeta nel 1497. Iniziò la carriera militare alle dipendenze del re di Francia diventando capitano, ma perse la mano in battaglia e dopo che il suo reggimento venne sciolto si ritrovò senza lavoro. Il suo sacrificio gli valse nobili amicizie in Francia, tra cui quella del principe di Condè grazie al quale riuscì ad arruolarsi nella spedizione di René Robert de La Salle per estendere i domini francesi in Nordamerica. Insieme a La Salle, Tonti esplorò per la prima volta l’area del Niagara e dei Grandi Laghi. Ma, ancora più importante, fu il primo a percorrere tutto il Mississippi fino al Golfo del Messico. La scoperta di questo grande fiume fu fondamentale per i successivi insediamenti europei, perché era una grandissima via di comunicazione con enormi potenzialità per i commerci. Scendendo lungo il Mississippi, Tonti fondò la città di Arkansas Post che fu la prima capitale dello stato dell’Arkansas e numerosi avamposti commerciali dall’Ontario fino all’attuale Stato dell’Illinois. Il suo ruolo fu fondamentale per la penetrazione francese nel territorio chiamato Louisiana che allora comprendeva, oltre all’attuale Louisiana, anche Illinois, Arkansas e Alabama. E di questi territori lui è considerato il padre fondatore. Per vent’anni fu l’unico signore e rappresentante della Francia di Luigi XIV in questa vasta area, dimostrando grandi capacità di governo.

Un personaggio, Tonti, che è importante non solo per le scoperte geografiche, ma anche per il modo esemplare in cui seppe rapportarsi con le popolazioni indigene. «Ha avuto un rispetto esemplare per le nazioni indiane che ha incontrato e con le quali ha stretto legami di profonda amicizia – afferma Pietro Vitelli – ne ha compreso i modi di vita e di pensiero, ne ha sostenuto le alleanze per resistere agli attacchi di tribù nemiche e alla particolare aggressività inglese. Ha svolto correttamente attività commerciali con loro ritenendo non scontato che l’incontro tra europei e nativi americani dovesse necessariamente concludersi con la distruzione di gran parte del popolo pellerossa».


Con questa biografia Pietro Vitelli dà un enorme contributo alla storia delle origini del Nordamerica. Vitelli non è uno storico di mestiere, né appartiene al mondo accademico universitario. Nella sua vita si è occupato di tutt’altro. è stato funzionario al ministero delle Finanze, ha partecipato alla vita politica della sua regione, diventando sindaco del paese d’origine, Cori, poi assessore alla Provincia di Latina e consigliere alla Regione Lazio. «I rapporti che ho avuto con la comunità italiana in Canada per motivi istituzionali, hanno fatto nascere in me la curiosità sulla loro storia e la loro identità», dice Vitelli spiegando le ragioni che l’hanno spinto a scrivere su Enrico Tonti.
Ma già nel 1992 Pietro Vitelli aveva scritto una biografia sul primo missionario italiano arrivato in Canada nel 1642 (Il primo italiano in Canada, storia del missionario F.G. Bressani). Per caso scoprì dell’esistenza di Enrico Tonti, che tutti ritenevano fosse un esploratore francese perché aveva cambiato nome in Henry de Tonti. Così circa 10 anni fa iniziò le sue ricerche, girando fra Italia, Francia e Stati Uniti, ripercorrendo i passi dell’esploratore dopo 300 anni. Il suo lavoro è stato apprezzato particolarmente nello stato dell’Arkansas di cui Tonti fu il padre fondatore. Addirittura l’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che ne è stato governatore, oltre a esservi nato, ha voluto ringraziare Vitelli.
In seguito alla sua ricostruzione storica inoltre si sono gemellate la città di Gaeta e la città di Mobile in Alabama, ultimo avamposto fondato da Tonti, poiché nella prima vi nacque e nell’altra vi morì e fu sepolto.
Il libro di Vitelli, sebbene si presenti nella forma del saggio storico, si rivolge a tutte le persone italiane che vivono da questa parte dell’oceano perché risponde all’esigenza di saperne di più sulla storia dell’emigrazione.


«I nostri emigranti, ancora fortemente legati alla loro origine italiana, sono orgogliosi della storia di queste personalità perché li fanno sentire, man mano che ne acquistano consapevolezza, non secondi a nessuna altra etnia, comprese quella francese e inglese, nella formazione di nazioni come il Canada e gli Stati Uniti».

da: http://www.corriere.com/printer.php?storyid=55424

 

vedi pure http://www.farwest.it/?p=10912

http://194.146.226.144/academie//San_Marin/121-SM.pdf

http://books.google.co.uk/books?id=7q3WTS1IREkC&pg=PA43&dq=enrico+tonti&hl=en&sa=X&ei=jc3tTpHVGpO0hAeth823CA&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q=enrico%20tonti&f=false

Enrico Tonti, il napolitano che fondò Detroit.ultima modifica: 2011-12-18T13:35:16+01:00da tonyan1
Reposta per primo quest’articolo