I NAPOLETANI, PIONIERI E GUARDIANI DELLA DEMOCRAZIA NEL MONDO
“La forza di un popolo è data dalla lealtà che dimostra per il proprio capo che ha liberamente scelto.”
Tutti sanno che gli antichi greci sono i padri della democrazia, fin dalle antiche poleis, ma non è risaputo che furono i napoletani a proporla e sostenerla nell’arco di tutta la storia umana, dal Medio Evo fino all’Era Moderna.
La democrazia, cioè fare in modo che il popolo sia sovrano, è molto spesso utopia. Nelle piccole comunità la democrazia diretta è soddisfacente, ma nella gestione di interi popoli la democrazia diventa elettiva e rappresentativa, con la conseguenza che diventa meno democratica anche se legale. Nel caso in cui si viene eletti da un numero ristretto di persone facenti parte di un’assemblea rappresentativa si va incontro a essere rappresentati da capi di governo e/o di stato che nessun cittadino ha scelto. È questo il caso eclatante dell’italia, dove la democrazia ovvero il “potere del popolo”, è andata a farsi benedire. Infatti qui vige una forma di governo feudale dove chi governa è eletto da una piccola parte della ricca classe dirigente. Questa è PLUTOCRAZIA che ha preso il posto del parlamentarismo partitocratico. In tutti e due i casi il popolo fa da comparsa.
La plutocrazia era la forma di governo del Medio Evo dove i ricchi signori, governanti per discendenza, controllavano il popolo con la forza nei ducati, marchesati, contee e principati. Pochissime volte capitava di essere scelti, ma veniva fatta da un ristretta assemblea di nobili in cui si teneva conto dei diritti di discendenza e dell’estrazione sociale. Tali governanti detenevano i poteri dello stato: facevano leggi e giudicavano. Se si era vassalli di un impero, era l’imperatore che designava duchi e principi o cmq signori patrizi a governare su determinati territori e popoli. Sembrerà assurdo, ma così è successo pochi anni or sono proprio in italia quando fu insediato a capo del governo Mario Monti, direttamente designato dalla Troika con i vari giochetti “democratici” di palazzo.
La migliore forma di democrazia oggi nel mondo vige (checché se ne dica) negli USA e in Francia, per fare un esempio, perchè sono repubbliche presidenziali, anche se con poche differenze, ma entrambi danno potere al popolo nello scegliere il loro rappresentante che sarà capo del governo e capo dello stato con il pieno potere esecutivo. L’italia invece è una repubblica parlamentare in cui il potere esecutivo è diviso tra capo del governo e capo dello stato ( es. Renzi e Mattarella), allungando le pratiche burocratiche e incorrendo nel peggior modo di governare un paese. Calcolando pure che il parlamentarismo italiano è bicamerale (camera e senato), l’ingovernabilita’ è assicurata, e il popolo non ha alcun peso nella scelta di queste persone, anche perchè il sistema elettorale italiano non permette di votare le persone (onorevoli e senatori), ma solo i partiti, sigle senz’anima, le cui dirigenze poi sceglieranno i nomi che dovranno sedere in parlamento a rappresentare gente inconsapevole. A chiudere il quadro negativo di quest’italia pesa molto il centralismo statale, l’italia è nata per Roma ed è milanocentrica in senso finanziario.
E’ mio pensiero personale che per ridare speranza alla gente non si deve temere di ridare autonomia e potere a ristretti territori riguardante un popolo. L’italia meridionale, per esempio, può e deve dare speranze all’ultra secolare Nazione Napolitana che ha il diritto di avere un proprio governo autonomo in uno stato indipendente da quest’italia.
In questo caso non vi è altra soluzione per dare maggiore potere al popolo che adottare una forma di governo presidenziale. E ciò non è nuovo per i napoletani, Francia e USA non si sono inventati niente, infatti furono proprio i napoletani che nell’Alto Medioevo concretizzarono una tal forma di governo. Precisamente nel Ducato di Sorrento, facente parte del Ducato di Napoli prima di diventare autonomo, vigeva una monarchia elettiva a suffragio popolare. Quindi i cittadini votavano direttamente il loro Dux et Consul. È molto ricordato un tale Giovanni eletto nel 933. Solo Sergio V Duca di Napoli ne divenne Dux de facto dopo aver liberato la città dall’occupazione longobarda.
Esistono oggi altre monarchie elettive nel mondo, come la Malesia o la Cambogia o il Vaticano, ma non hanno il suffragio popolare come quello dei napoletani di Sorrento e non sono adeguatamente democratiche come le forme presidenziali delle repubbliche di Francia e USA.
Col tempo il senso democratico si dimostrò nella cultura stessa dei napoletani. Infatti mentre lo STATO ASSOLUTO permeava il mondo dell’era moderna, i napoletani, con la rivolta capeggiata da Masaniello, ebbero il coraggio di opporsi all’assolutismo ribellandosi e istituendo una forma di democrazia rappresentativa unica nella storia, ma che fu propositiva per le future monarchie parlamentari, compresa la stessa Inghilterra, la quale in quanto a costituzione sappiamo bene che promulgò, nel 1215, la Magna Charta Libertatum, ritenuta come la prima concessione a riconoscere i diritti dei cittadini, ma praticamente diminuiva solo l’influenza del sovrano. In verità concessioni di privilegi da parte dei sovrani ce ne sono state anche prima come Federico Barbarossa alla Lega lombarda e prima ancora da Ruggero il normanno che istituì in Sicilia addirittura il primo parlamento al mondo. La prima vera Costituzione sensatamente completa come tale fu la Costituzione di Melfi, detta anche Liber Augustalis, emanata nella città lucana da Federico II nel 1231, esattamente 16 anni dopo la Magna Charta, ma era completa di norme e leggi che regolamentavano il vivere comune, in effetti fu istituito il primo stato moderno.
La rivolta napoletana di Tommaso Aniello detto Masaniello, sfociò nel 1647 nella costituzione di un tipo di stato democratico la cui forma di governo era una Regia-Repubblica, infatti si chiamava Reale Repubblica Napoletana. Le idee napoletane di essere liberi dall’assolutismo viaggiarono per tutta Europa fino a trovare l’approvazione politica del cardinale Mazzarino in Francia e guadagnare anche l’interesse di Oliver Cromwell che di li a poco capeggiò la rivoluzione in Inghilterra e instaurando una repubblica nel 1649. All’epoca in Olanda fu coniata una medaglia raffigurante Cromwell da un lato e Masaniello dall’altro.
Per ciò che riguarda le costituzioni, invece, si riconosce in quella americana la base di tutte le altre venute dopo. Essa fu scritta da Benjamin Franklin, il quale però fu ispirato da un’opera di Gaetano Filangieri, “La Scienza della Legislazione”, in cui, il giurista napoletano esponeva il suo pensiero frutto della grande cultura napoletana già espressa precedentemente da Giambattista Vico e Pietro Giannone. A parte che Franklin e Filangieri si scambiarono una folta corrispondenza, compreso la copia della Costituzione americana, l’opera “La scienza della legislazione” fu tradotta in molte lingue e tenuta in seria considerazione.
Le idee riformiste di Filangieri e in generale dell’illuminismo napoletano furono alla base di quello che doveva essere lo stato democratico della Repubblica Napolitana del 1799, ma la cui troppa oppressione popolare, dovuta pure all’imposizione francese, fu purtroppo la causa principale della sua fine.
La Costituzione Napoletana fatta da Mario Pagano, detto il Platone di Napoli, inizia così: “La Repubblica Napolitana è una ed indivisibile.” Questo fa pensare che “qualcuno” un secolo e mezzo dopo abbia copiato, oltretutto risalta anche bene l’idea democratica napolitana nella prima formazione della Corte Costituzionale.
Si, oggi il popolo napolitano è in grado di autogovernarsi in modo indipendente e democratico, la storia ne è testimone.
Antonio Iannaccone