UN’ALTRA CALAMITÀ SI È ABBATTUTA SUL VILLAGGIO PREISTORICO DI NOLA
E se i beni archeologici di Napoli e provincia li trasferissimo all’estero? Sarebbe sicuramente un modo molto efficace per preservarli dall’incuria e dal degrado. Chiunque abbia avuto la possibilità di vivere o di stare anche per pochi giorni all’estero, ha potuto apprezzare quanta cura hanno altri popoli nel preservare e valorizzare resti anche molto poco significativi di un passato più o meno lontano.
Di giorno e di notte alcuni ruderi possono essere notati e apprezzati per la capacità, che si ha in altri Paesi, di renderli ben visibili anche ai passanti più distratti. Da noi, invece, i beni archeologici sono, ormai, diventati una sorta di fardello che una classe politica sempre più distratta, rispetto alle cose che contano, mostra di non voler curare affatto. Sul Villaggio preistorico di Nola si è abbattuta un’altra calamità: una frana ha causato lo spostamento delle tettoie che coprono le capanne dell’età del bronzo.
Le stesse tettoie sembrano aver riportato qualche danno. Il Villaggio preistorico di Nola è una sorta di Pompei più antica della stessa Pompei. Fu un’eruzione del Vesuvio, detta delle pomici di Avellino, avvenuta tra il 1860 e il 1680 a.C. a seppellirlo.